Quattro secondi per perderti by K.A. Tucker

Quattro secondi per perderti by K.A. Tucker

autore:K.A. Tucker [Tucker, K.A.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Romance, Fiction, Contemporary
ISBN: 9788854177529
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2015-05-13T22:00:00+00:00


Capitolo 21

Cain

«Ronald Sullivan. Quarantadue anni. Niente moglie, né figli. Un’accusa per aggressione nel ’95, in seguito ritirata. Sospettato di spaccio, ma non è mai stato beccato. Vive in un appartamento sulla Trentatreesima».

Oh, Charlie. In cosa ti sei cacciata? «Sei sempre impagabile, John».

«E tu da solo mi stai finanziando la casa di cura a Tahiti in cui mi ritirerò dopo la pensione. Ma non dirlo alle Streghe di Eastwick». Devo allontanare il telefono dall’orecchio appena John scoppia in una delle sue fragorose risate.

«Che motivo ho di parlare con le tue ex-mogli, John? Se non per dirgli quanto sei coglione, chiaramente».

Segue un’altra risata sguaiata appena la mia battuta lo centra in pieno petto. «Ha a che fare con la ragazza?»

«Tutto ha a che fare con la ragazza, negli ultimi tempi», mormoro con un sospiro. Dopo che Ginger mi ha aggiornato su quello che è successo lunedì – la telefonata del “padre” sull’altro cellulare di Charlie, ma so con certezza che non poteva essere suo padre perché lui è in prigione e può fare solo chiamate a carico del destinatario – l’ho mandata a casa presto perché tenesse sott’occhio Charlie. Poi ho controllato il video di sorveglianza della stanza vip numero due.

Non ho dubbi che Charlie sapesse chi fosse quel tizio. Il modo in cui entra nella stanza tenendolo sottobraccio, il gesto furtivo con cui lo avverte della telecamera. Tutto nella loro interazione grida confidenza. Quando ho visto la mano di lui infilarsi sotto la sua gonna, ho sentito la mia mandibola scricchiolare per la rabbia. Appena lui l’ha schiaffeggiata con il dorso della mano, ho dovuto mettere in pausa e trarre un profondo respiro per calmarmi.

Come al solito, ho potuto fare affidamento su Nate per sistemare la faccenda. Dopo avergli dato un calcio nelle palle in un angolo appartato del parcheggio qui fuori – ho dato un’occhiata anche a quel nastro della sorveglianza, con un gran sorriso stampato in faccia – Nate si è fatto indicare quale fosse la sua macchina, una Camry nera, ce lo ha trascinato e lo ha lasciato lì per terra a contorcersi dal dolore mentre frugava nel suo portafogli e nella macchina per cercare più informazioni possibili su di lui. Subito dopo avergli sequestrato la pistola carica che teneva sotto il sedile, ha scaraventato il tizio nel posto di guida come fosse un giocattolino di gomma. Accanto a Nate, tutti assomigliano a giocattolini di gomma.

Nate gli ha fatto capire chiaramente che se fosse successo qualcosa a Charlie, il video della sorveglianza sarebbe stato consegnato alla polizia insieme a tutte le informazioni su Ronald, e a quel punto sarebbe cominciata la gara a chi lo avrebbe acciuffato prima, io o i poliziotti.

E Ronald avrebbe fatto meglio a sperare che fossero i poliziotti.

Come regalino d’addio, Nate ha assestato un ultimo pugno brutale al naso di quel pezzo di merda e lo ha lasciato lì, con la mano che tentava di fermare un fiume di sangue. Immagino che Ronald abbia passato il resto della nottata a soffrire come un cane, forse perfino al pronto soccorso.



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